venerdì 2 ottobre 2009

Ascalaphus, neurottero di Asia e NordAfrica

Roberto Pantaleoni, ricercatore dell’Ise, Istituto per lo studio degli Ecosistemi del Cnr di Sassari, e Agostino Letardi, ricercatore del dipartimento Biotecnologie, Agroindustria e Protezione della salute del Centro ricerca Enea di Casaccia (Roma), sono stati dei turisti un po’ speciali in una delle spiagge più suggestive della Sardegna sud-occidentale, la spiaggia di Porto Pino, nel Comune di Sant’Anna Arresi. Il motivo della visita è stata la scoperta circa dieci anni fa, della presenza di un insetto piuttosto “timido”, simile a una libellula, che vola solo due ore al giorno, l’Ascalaphus sp. Si tratta di un Neurottero tipico dell’Asia meridionale e delle zone dei laghi salati del Nord-Africa e mai descritto prima in Europa. I primi studi sui Neurotteri in Sardegna risalgono al 1842, e solo tra la fine degli anni novanta e i primi anni del 2000 sono state fatte campagne di studio più approfondite. Dal 2003, grazie alla collaborazione con i due maggiori esperti di Neurotteri, i coniugi Ulrike ed Horst Aspöck di Vienna, sono iniziate delle campagne annuali di ricerca sui Neurotteri. È con la campagna del 2005 che si hanno i primi importanti risultati. Quell’anno la campagna viene dedicata agli Ascalaphidi e dopo vari appostamenti vengono catturati nove esemplari e alcune larve. Le larve vengono portate a Vienna per essere studiate meglio, ma ancora oggi non si hanno risposte definitive riguardo l’Ascalaphus sp. Come spiega Agostino Letardi “Gli Ascalaphidae sono insetti con una buona capacità di volo: ciò nonostante non è raro avere delle specie simili, ma diverse nelle diverse isole che rappresentano comunque un fattore di isolamento biogeografico difficilmente superabile per un insetto di piccole dimensioni come questo”. L’insetto non era presente nel continente europeo e i ricercatori stanno cercando di capire se si tratta di un insetto presente da epoca geologica e, “in questo caso”, spiega Letardi, “si potrebbe parlare di endemismo, oppure di una recente colonizzazione proveniente da specie del Nord Africa.” Dare una risposta non è semplice. Poche persone studiano i Neurotteri, la “visibilità” di questi insetti è piuttosto limitata; le larve sono poco appariscenti e sono seminascoste nel suolo, mentre gli adulti prediligono le ore crepuscolari per il volo, inoltre la densità della popolazione è bassa. “La conoscenza di questi insetti nel Nord Africa è ancor più limitata e scarsa”, continua Letardi, “Insomma ci mancano molti elementi per poter avanzare delle ipotesi solide”. Ci sono progetti futuri per continuare le ricerche sull’Ascalaphus e sull’importanza della conservazione e dello studio sulla biodiversità degli insetti? “La risposta è sì in entrambi i casi”, dice Letardi “il legame della fauna sarda con quella nordafricana e più in generale mediterranea è oggetto da diversi anni di progetti di ricerca promossi e condotti dall’istituto Ise del Cnr nella sua sede a Sassari diretta da Roberto Pantaleoni. Tali progetti hanno già previsto, ad esempio, diverse missioni di ricerca in Tunisia, alla quale io ho partecipato personalmente nel 2007, ma anche in aree peculiari della penisola italiana, sempre nello stesso anno, con una settimana di ricerche sull’isola di Zannone, nell’arcipelago Pontino.Lo studio della biodiversità degli insetti in Italia è stato recentemente oggetto di un grosso programma di studio che ha coinvolto centinaia di specialisti italiani nella realizzazione di un data base promosso dal ministero dell’Ambiente, direzione per la Protezione della natura e condotto dal museo di Storia naturale di Verona, nel quale io e il prof. Pantaleoni siamo stati referenti per alcuni ordini di insetti.”L’importanza della tutela della biodiversità, grazie alla sensibilizzazione da parte delle istituzioni, ha portato a portato a studi e progetti di raccolta attraverso il Corpo forestale dello Stato in particolare nelle aree protette o particolarmente significative in quanto “riserve di ricchezza in biodiversità”. Alcuni progetti sono stati resi possibili grazie allo sviluppo di fondi europei , come ad esempio il progetto Life. Gli insetti, nonostante siano gli esseri più numerosi e che con maggior successo sono riusciti a colonizzare la terra, non godono di grande considerazione e la loro conoscenza risulta spesso piuttosto limitata. Letardi non perde occasione per dedicarsi alla “didattica” degli insetti, promuovendo incontri e partecipando a momenti divulgativi. “Chiunque frequenti ambienti naturali non ci mette molto a capire quanto importanti siano gli insetti negli equilibri biologici”, sottolinea il ricercatore.La scoperta dell’insetto in un territorio dall’alto interesse turistico, come la spiaggia di Porto Pino, non dovrebbe farci dimenticare il valore che un ambiente equilibrato garantisce anche all’uomo e che la presenza di questi “piccoli compagni di viaggio” rappresenta spesso un indicatore di buona qualità ambientale.

Pula: “La scienza, un bene per tutti”

“Io la scienza la vedo così”; è questo il titolo dato al primo concorso a premi rivolto agli studenti delle scuole della Sardegna promosso dalla sezione di divulgazione scientifica dall’ente regionale Sardegna Ricerche. Il concorso, conclusosi il 30 aprile, nasce con lo scopo di avvicinare i giovani alla scienza e alle attività del parco tecnologico di Pula fin dall’infanzia. Le scuole che hanno partecipato sono state circa 50 con vari lavori: fumetti, disegni, rappresentazioni di esperimenti e la creazione di giornali scientifici. La premiazione si è tenuta il 10 giugno nell’auditorium dell’edificio 2 del Parco, sede di Sardegna Ricerche. I duecento ragazzi premiati hanno animato la sala con la presentazione dei propri lavori. I premi, tutti rigorosamente tecnologici, sono stati assegnati sia ad intere classi che a ragazzi che hanno deciso di partecipare singolarmente.Nicoletta Zonchello, curatrice della manifestazione, e i suoi collaboratori hanno deciso di premiare personalmente i vincitori. La fantasia ha sicuramente contraddistinto i lavori creati dai bambini delle scuole elementari, i primi ad essere premiati. Nonostante la giovane età dei ragazzi, gli elaborati presentati erano caratterizzati dal rigore che contraddistingue il metodo scientifico. Significativo il giornale a fumetti ideato dalla IV B della scuola di via Firenze di Quartu in cui gli esperimenti vengono descritti in rima, il video creato dagli alunni della classe V D di via Garavetti di Cagliari e i disegni delle classi IV A e IV B dell’istituto comprensivo di Pula. Primo premio anche a Niccolò Piras che ha partecipato singolarmente con un progetto su come produrre energia in maniera “pulita” facendo semplicemente dei passi su delle pietre.I secondi premiati sono stati i ragazzi delle scuole medie. Il terzo posto è andato alla scuola di Ballao che ha presentato un video, il secondo alla scuola media di Nurri con un video sulla scoperta delle cefalosporine e il primo alla scuola di Villanovafranca con degli splendidi disegni. Tra i singoli è stata premiata Eleonora Piano della scuola media Nivola di Capoterra, che ha creato un fumetto.Infine, i ragazzi delle scuole superiori. Il terzo posto è andato alla scuola alberghiera di Tortolì che ha proposto un video dal titolo “Sperimentando tra gli alimenti”; il secondo classificato, il liceo Brotzu di Quartu, con un video dal titolo “Osmosi in una carota”. Le classi IV e V B del liceo linguistico di Carloforte e la classe III A dell’Istituto minerario di Iglesias sono state premiate ex-aequo al primo posto. Il liceo di Carloforte ha presentato un gioco di società dal titolo “Occhio alla Terra” che affronta il problema dei cambiamenti climatici e propone la soluzione attraverso le conoscenze scientifiche, mentre l’istituto di Iglesias ha proposto un fumetto il cui protagonista, il professor Onion, ha un assistente piuttosto sbadato e per una distrazione vengono catapultati all’interno della materia. Tre i ragazzi delle scuole superiori premiati come singoli. Paolo Usai del liceo Michelangelo di Cagliari, che da una scatola di gelato è riuscito a creare una macchina capace di produrre idrogeno a partire da acqua salata, Simone Scalas del liceo Giua di Assemini, che ha creato un sito web per il Parco Tecnologico e infine, Giulio Demelas, del Liceo classico di Olbia, ha proposto una riflessione sul tema “Perché non bisogna fermare la scienza”. A loro tre è andato il premio più importante, ovvero la possibilità di svolgere uno stage al parco tecnologico.L’idea di un concorso come quello proposto da Sardegna Ricerche è sicuramente un’ottima iniziativa per stimolare i bambini e i ragazzi ponendosi in maniera critica di fronte agli eventi naturali e non solo a memorizzare dati e formule.Questa iniziativa si aggiunge a numerose altre nate negli anni in Sardegna nell’ambito della divulgazione scientifica. Ne sono un esempio il Festival della Scienza di Orgosolo, giunto alla quarta edizione. La manifestazione, organizzata dall’associazione culturale “Viche-Viche”, si è svolta dall’8 al 10 maggio con numerosi laboratori sia nelle scuole, rivolti anche ai bambini in età prescolare, che per le strade del paese con il coinvolgimento degli adulti. Dal 5 al 12 novembre ci si sposterà a Cagliari, nelle sale dellEx-Mà, per la seconda edizione del “Festival della scienza” dal titolo “La scienza: occhiali per vedere il mondo”. Avvicinare i giovani al mondo scientifico è lo scopo di tutte queste manifestazioni, a partire dall’infanzia in cui i bambini dimostrano più fantasia e più apertura mentale perché non ancora influenzati dagli adulti. Come ad esempio l’indagine rivolta a circa 200 bambini delle seconde elementari di Cagliari dal titolo “Energia per Bambini” svolta dal CRS4 e dalla società “Laboratorio Scienza”, i cui risultati verranno presentati il 6 novembre. La comunicazione scientifica sta vivendo un momento molto intenso in Sardegna e lo dimostrano i numerosi eventi organizzati nell’ultimo periodo in tutta l’isola. Da ciò nasce anche la necessità di formare esperti comunicatori della scienza con un master universitario come quello promosso dalla facoltà di Scienze dell’università di Cagliari.

StartCup, la ricerca si trasforma in impresa

Il 7 luglio si è chiusa a Cagliari nei locali dell'ex Clinica Aresu la prima fase del concorso Sardegna StartCup. Promosso dall'Università di Cagliari e di Sassari e dalla Regione della Sardegna, la competizione si svolge parallelamente sia a livello regionale che in contemporanea con altre 16 città italiane che parteciperanno alla fase finale.
Quattordici le idee esaminate dal Comitato Scientifico, quattro delle quali hanno superato la prima parte del concorso e parteciperanno alla selezione regionale che si terrà il primo ottobre con la presentazione dei relativi business plan. Il vincitore potrà poi aspirare a partecipare al concorso a livello nazionale che si terrà a Perugia nel mese di dicembre. Le quattro idee finaliste hanno ricevuto un compenso economico e l'affiancamento di un consulente dell'Unione Giovani Dottori Commercialisti di Cagliari. Fino alla fase finale potranno avere un supporto economico e la possibilità di ricevere assitenza per poter sviluppare al meglio la propria idea di impresa. Le idee finaliste nascono in ambienti diversi, ma sono tutte volte a proporre la realizzazione di un progetto innovativo e di utilità per la comunità. Come il progetto presentato da Marco Cogoni del CRS4 (e ideato insieme a Enrico Fois e Giuliano Malloci) che propone la creazione di un "Modulo solare termico per pannelli fotovoltaici", un sistema ibrido capace di produrre energia e acqua calda ad un costo nettamente inferiore rispetto ai sistemi attuali. Altri due progetti riguardano l'IT, come ad esempio il "Social network sostenibile", che promuove la creazione di una rete tra persone per creare un sistema di mobilità capace di ridurre i costi di trasporto delle persone. Sempre nell'ambito dell'IT, il "Sistema di monitoraggio, identificazione e riconoscimento di soggetti all'interno di ambienti controllati", si tratta di un sistema attraverso il quale è possibile controllare lo stato termico in diversi ambiti e per il quale si ipotizza l'utilizzo negli aereoporti o negli ospedali. "Il fiore dello zafferano" invece, è un progetto attento al rispetto dell'ambiente, che utilizza il fiore dello zafferano come colorante naturale attraverso una lavorazione del fiore in maniera eco-sostenibile.